Buoni pasto, le imprese non ci stanno. Distribuzione e ristorazione insieme cambiare un sistema distorto
Bar, ristoranti e supermercati accettano da tempo i buoni pasto, un servizio messo a disposizione dei lavoratori e sempre più diffuso, che ormai riguarda quasi 3 milioni di persone, per un giro d’affari di 3,2 miliardi l’anno.
Ma c’è un problema: l’intero sistema di gestione dei buoni pasto ha un vincitore e un perdente!
Come funziona? Seguiamo la storia di un buono da 10 euro. A monte ci sono le grandi imprese, in primo luogo la Consip (la centrale di approvvigionamento della Pubblica Amministrazione), che acquistano il buono (in realtà sono milioni di buoni) per i propri dipendenti dalle società che li emettono, attraverso aste che vengono aggiudicate con il solo criterio del massimo sconto praticato, ormai arrivato al 20% e oltre del valore facciale.
Il buono viene quindi acquistato a 8 euro (invece di 10) e dato al lavoratore, che lo può spendere presso bar, ristoranti e supermercati. Questi ultimi devono a loro volta richiederne il rimborso alle società emittitrici le quali, per avere un conto economico in equilibrio, applicano commissioni agli esercenti proporzionate allo sconto concesso nelle aste, quindi pari o superiori al 20%. Così l’esercente, che ha erogato un servizio per 10 euro al consumatore, riceve un rimborso reale di 8 euro.
Non solo: considerando i costi di noleggio dei POS, i ritardi nei pagamenti, le spese fisse per ogni buono accettato, il valore ultimo ricevuto dall’esercente non supera i 7 euro!
Il quadro è chiaro: il vincitore? La Pubblica Amministrazione, che fa “spending review” a spese degli esercenti, gli unici perdenti!
Il sistema è insostenibile: vendere con il 20% di commissioni significa vendere in perdita.
Per questa ragione Federdistribuzione insieme a Fipe Confcommercio, ANCC Coop, ANCD Conad, FIDA Confcommercio e Confesercenti, praticamente il 90% degli esercizi confezionati, ha deciso di dire basta, attivando una serie di azioni concrete.
In primo luogo le associazioni hanno richiesto al Governo l’apertura immediata di un tavolo di confronto per cambiare l’intero sistema.
E’ stata poi avviata una causa nei confronti della Consip per omessa vigilanza di una delle maggiori società emittitrici, Qui!Group, fallita l’anno scorso dopo lunghe difficoltà economiche a tutti evidenti, lasciando debiti ormai inesigibili nei confronti degli esercenti per oltre 200 milioni di euro.
Infine verranno informati i consumatori: per questo si potranno trovare in circa 100.000 esercizi un manifesto di denuncia che lancia anche un allarme: se le cose non dovessero cambiare l’intero sistema sarà a rischio, cioè i buoni pasto non saranno più accettati in bar, ristoranti e distribuzione.