Chiusure domenicali in trentino: le associazioni del commercio chiedono l’intervento del governo
Un ritorno al passato per la Provincia Autonoma di Trento con l’entrata in vigore della legge n.4/2020 che dispone la chiusura degli esercizi commerciali nelle domeniche e nei giorni festivi. Un freno a mano tirato sulla ripartenza, che comporta danni economici per le imprese, crea disservizi ai consumatori e getta un’ombra di austerità su un territorio che invece, grazie alla sua forte vocazione turistica, avrebbe tutte le carte in regola per rimettersi in moto rapidamente.
Ragioni che hanno spinto il mondo del commercio a presentare insieme, tramite le associazioni di categoria maggiormente rappresentative, (Confcommercio, Confesercenti, Federdistribuzione, Ancc-Coop e Ancd-Conad) un esposto alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, affinché venga posta la questione della legittimità costituzionale della norma provinciale dinanzi alla Consulta. La materia relativa agli orari di apertura degli esercizi commerciali è infatti attinente alla promozione e tutela della concorrenza e, in quanto tale, di pertinenza statale.
A seguito della pandemia, il quadro dei consumi si rivela particolarmente allarmante con cali prevedibili nel 2020 per i prodotti non alimentari del 35%, fatto che costringerebbe diversi punti vendita a una chiusura forzata e avrebbe inevitabili impatti sulla tenuta occupazionale.
Se a questo aggiungiamo l’effetto delle chiusure domenicali e festive nei soli 6 mesi finali del 2020 possiamo stimare una riduzione dei consumi pari a 150 milioni, oltre a rischi occupazionali per oltre 2000 persone e centinaia di negozi che potrebbero cessare l’attività.
Le preoccupazioni per il futuro restano infatti alte e questo clima accentua la tendenza al risparmio a scapito degli acquisti che si limitano ai prodotti essenziali e rimandano i beni ritenuti accessori.
Per sostenere i consumi occorre ridare certezza e offrire opportunità alle persone. Non vi è dunque certo bisogno di misure limitative che pongano paletti a un comparto, come quello del commercio, che può invece rappresentare un grande protagonista della ripresa e del ritorno alla normalità.
Una deriva che non possiamo permetterci, in particolar modo in territori, come quello della provincia di Trento, dove l’alta vocazione turistica in una stagione estiva fuori dagli schemi del passato rischia di venire vanificata dalla contrazione dei redditi di molte famiglie che dovranno rinunciare alle vacanze e dall’assenza di turisti stranieri. Provvedimenti legislativi inopportuni oltre a frenare le potenzialità del territorio trentino, potrebbero provocare spostamenti verso province limitrofe, rappresentare anche un ulteriore vantaggio per l’e-commerce, una modalità d’acquisto sempre più rilevante per i consumatori, anche a seguito dell’emergenza Coronavirus.