Libertà d’impresa e concorrenza valori perduti
Libertà d’impresa e concorrenza sono un tema completamente uscito dai radar della politica da molti mesi a questa parte. Tema da sempre spinoso in Italia, soggetto a dinamiche di “stop and go”: sotto le luci della ribalta con il Governo Monti, ma poi anestetizzato e ripreso faticosamente con la legge sulla concorrenza del 2017, varata dopo un travagliato percorso. Da allora silenzio e anche quella legge, seppur depotenziata nella sua versione definitiva rispetto al testo originale, stenta a diventare operativa poiché sono stati emanati solo pochi dei decreti attuativi previsti.
Su libertà d’impresa e concorrenza l’Italia deve colmare un gap con le altre economie avanzate e questa lacuna incide sugli investimenti. Tutto ciò ha un prezzo: uno sviluppo interno lento, una crescita inferiore a quella degli altri Paesi e una perdita di competitività internazionale.
All’estero il quadro è infatti ben diverso: si lavora per dare al sistema d’imprese opportunità per trovare efficienza, produttività e quindi capacità di misurarsi su scacchieri sempre più ampi, potendo al contempo offrire vantaggi alle famiglie. In Italia invece si va al rallentatore o addirittura si torna indietro, costruendo gabbie e vincoli che penalizzano aziende e consumatori.
Nel sentore oggi diffuso libertà d’impresa e concorrenza sono diventati sinonimi di un mercato senza regole, di una giungla dove inevitabilmente vince il più grande e il più forte. Non è così. Un quadro normativo è sempre necessario, per garantire comportamenti corretti e coerenti. Ma deve essere un quadro di stimolo all’imprenditoria, di incentivo allo sviluppo di nuove idee e di talenti, di sostegno all’innovazione e alla creatività. Indispensabile anche prevedere tutele per i più deboli, che inevitabilmente rimangono indietro nei processi di cambiamento. Tutele che non possono però essere assistenzialismo, ma che occorre orientare verso forme di riconversione e reinserimento nel sistema lavorativo e produttivo.
Diviene quindi indispensabile proseguire con il piano di riforme, aggredendo i gangli vitali del nostro sistema economico che ancora rappresentano un freno: non solo più concorrenza ma più semplificazioni, più certezza nel diritto, più chiarezza delle regole, più omogeneità legislativa nei territori, più politiche attive sul lavoro. La libertà d’impresa deve essere vista come un valore per il nostro sistema economico e sociale, come una strada per raggiungere maggiore crescita e sviluppo. E su questo dobbiamo continuare a richiamare la politica, tutti insieme.
Lettera del presidente Claudio Gradara pubblicata su Il Sole24 Ore del 5 marzo 2019