Recovery plan, l’occasione da non perdere
Nel diffondere i dati (provvisori) sul PIL del IV° trimestre e quindi dell’intero 2020, l’Istat sancisce definitivamente il crollo dell’economia italiana nell’anno del Covid: sebbene più clementi rispetto alle previsioni del Governo e delle principali istituzioni internazionali, le stime tracciano un bilancio decisamente in nero, il peggiore dal dopoguerra e tra i più bassi in Europa. Per effetto della pandemia e delle necessarie misure di contenimento, lo scorso anno il PIL è diminuito del -8,8%, dato che ci relega nella parte bassa della classifica europea, insieme a Spagna (-11,0%) e Regno Unito (flessione stimata a -10,1%). Non dissimili da quelle italiane le performance francesi (-8,3%) mentre più resilienti alla crisi si sono rivelati le altre economie del Vecchio Continente, a partire da quella tedesca (-5,3%).
Archiviato il 2020, la sfida si gioca ora sulla ripartenza, irrimediabilmente legata alle sorti del virus e per questo sostenuta dagli sforzi dei paesi occidentali nel velocizzare la campagna vaccinale, in modo da favorire una graduale normalizzazione dei comportamenti a partire dalla prossima primavera. La maggior parte degli scenari previsivi prefigurano così, per l’Italia come le altre economie europee, un 2021 caratterizzato da due distinte fasi: un primo periodo ancora condizionato dalle restrizioni alla mobilità e una seconda parte di recupero grazie all’attenuarsi dell’emergenza per effetto del progredire delle vaccinazioni. In linea con tale ipotesi, le più recenti previsioni vedono crescere il PIL nell’anno in corso di circa il 3,5% e del 4,0% nel 2022: il che significa che la nostra economia recupererà il livello registrato alla vigilia dello scoppio della pandemia solo a partire dalla seconda metà del 2023. Le incognite che insistono su un tale scenario rimangono peraltro numerose, non solo sui tempi e le modalità di uscita dalla crisi ma anche sulla possibile velocità di ripresa, gravata sia dalle preesistenti debolezze strutturali dell’economia italiana che dalle pesanti cicatrici che la pandemia ha lasciato sul tessuto economico e sociale che, a partire da saldi di finanza pubblica fortemente «appesantiti».
E’ in un tale contesto che si inserisce l’opportunità strategica offerta all’Italia dal Next Generation EU, il piano d’investimento europeo volto alla ripresa e al rilancio delle economie degli stati nazionali. Il Recovery Plan rappresenta un’occasione unica per il volume dei finanziamenti che devono sostenere riforme radicali volte a colmare i gravi ritardi del sistema Italia su innovazione, digitale e green, infrastrutture, capitale umano ed efficienza della Pubblica Amministrazione, rafforzandone la resilienza e la competitività internazionale.
«L’obiettivo del piano deve essere la trasformazione strutturale del sistema economico e sociale nazionale, con un orizzonte di lungo termine – afferma in merito il Presidente di Federdistribuzione Claudio Gradara -. Per l’esecuzione di un piano di questa ampiezza occorre indubbiamente un sistema di regole e una struttura che ne curi la definizione ma anche il coinvolgimento di interi settori produttivi a partire dal quello del commercio e della distribuzione: rappresentiamo il settore da cui passano le vendite al dettaglio, che pesano per il 22,5% del PIL, e un settore che, direttamente e attraverso l’indotto, investe 10 miliardi di euro l’anno».
Next Generation EU è un’occasione irripetibile, è quindi necessario uno sforzo nazionale coeso per aiutare l’Italia a uscire da questa crisi, ritrovando un Paese più sostenibile e inclusivo, con un’economia più avanzata e dinamica.